Serata Internazionale al “Massimo” di Palermo

(Carmelo Fucarino)

Jules Massenet, il 19 febbraio 1910, sessantottenne (1842-1912), debuttava all’Opera di Montecarlo con un coraggioso Don Chichotte, opera in cinque atti su libretto di Henri Cain, che lo trasse dalla pièce teatrale Le chévalier de la longue figure di Jacques le Lorrain, messa in scena a Parigi il 3 aprile 1904. La Garzantina la liquida con un secco “tarda opera di scarso rilievo” e ne critica la Dulcinea “trasformata in una cameriera, don Chisciotte in un enfatico predicatore e Sancio in una specie di propagandista del socialismo”. Certamente il capolavoro di Miguel de Cervantes Saavedra (El ingenioso hidalgo don Quixote de la Mancha, I, 1605, II, 1615) è puro pretesto di canovaccio narrativo, poco o nulla è rimasto della genialità e complessità dello straordinario capolavoro di tutti i tempi. L’opera si riduce in effetti ad una popolare comédie-héroïque in cui contano di più la musica e le capacità vocali degli interpreti. D’altronde la prima si esaltò con la leggendaria vocalità di Fyodor Chaliapin che ripeté il miracolo alla prima moscovita del Bol’soj. Continua a leggere