Un invito al teatro dei Lions Palermo dei Vespri

(Carmelo Fucarino)

Minnittiusa, Stinnicchiata e Annacanatichi

Immaginate che la moglie di un palermitano che conta, profittando del sonno profondo del marito, mascherata da uomo, ascelle cespugliose, barba finta, scarponi pesanti e bastone, si dia appuntamento con altre amiche influenti e occupi gli scanni di Sala d’Ercole a Palazzo dei Normanni. Non fateci caso, se parlano in perfetto dialetto di Ballarò, così vuole la sicilitudine e il copione, anche se donne dotate di idee simili non possono essere copie di Masaniello o dei bassi del Capo. Sole solette, in assenza dei mariti, che ti fanno? un colpo di stato. Si auto eleggono onorevoli dell’Assemblea Regionale e approvano una riforma rivoluzionaria. Per il reazionario Aristofane quale poteva essere da parte di donne: il comunismo alimentare e sessuale. Ci sarebbe da gioire per noi vecchietti. Il povero Blepiro (“colui che guarda”, il “Guardone”?) commenta la scomparsa della moglie, mentre giunge Cremete di ritorno dall’Assemblea che dà la portentosa notizia: d’ora in avanti solo le donne si occuperanno di tutto. La “capa” Prassagora torna a casa e vorrebbe convincere il marito di essere andata ad assistere, vedi alibi, una partoriente, ma infine deve rivelare la verità e esporgli il miracoloso progetto. Avrebbero governato le donne, che avrebbe messo tutto in comune, anche il sesso. Le vecchie e brutte avrebbero goduto di bei fusti, ma anche i vecchi di stangone. Vi lascio immaginare le gomitate e le occhiate e … le risse, sì come quelle dei nostri parlamentari a Roma. Cercate di immaginare le cose turche che avverrebbero alla Regione. Per una pallida immagine andate a vedere La Prattichizza dei nostri Lions. Continua a leggere

Correva l’anno 392 a.C.

(Carmelo Fucarino)


E ad Atene c’era ancora una fragile democrazia, dopo che nel 404 a.C., nel momento più buio della trentennale guerra del Peloponneso, la città dovette consegnare allo spartano Lisandro la flotta, abbattere le Grandi Mura del Pireo e accettare il sanguinario governo dei Trenta Tiranni. In quest’anno Aristofane (445- 382), dimentico delle sue grandi lotte politiche, pretende di affrontare essenziali questioni sociali, mettendo sulla scena donne con le “palle”. Cambia in effetti bersaglio e, da incorreggibile reazionario, sostituisce il suo abusato capro espiatorio, il tragico innovatore Euripide, con il rivoluzionario Platone, quello dell’Utopia della città dei filosofi. Non a caso i suoi compagni di partito nel 399 a.C. avevano condannato Socrate a bere la cicuta come “corruttore dei giovani”. Continua a leggere